Buongiorno a tutti, arpisti e non,
come sapete in questo periodo (oggi è il 30 aprile 2020) siamo chiusi in casa a causa del Covid-19 e ciascuno si arrangia come può.
Oltre a continuare alcune delle mie lezioni on-line e avventurarmi in nuovi sistemi tecnologici, ho pubblicato un brano al giorno (per un bel periodo) sia da sola che con Claudio, il mio compagno, che mi accompagnava al bodhràn.
La news.
Essendo rimasta un po’ delusa nella mia esperienza riguardo all’esame di ammissione al Conservatorio di Castelfranco Veneto, ho deciso di sorpassare i vari sistemi italiani e studiare direttamente con due dei più abili arpisti che conosca: Grainne Hambly e Tristan LeGovic, rispettivamente esperta di arpa irlandese ed esperto di arpa bretone e scozzese.
Ovviamente, non posso trasferirmi in Irlanda o Scozia al momento, perciò li ho contattati e già ieri ho fatto la mia prima lezione online. Nonostante i vari problemi di connessione e la mia ruggine nel parlare inglese, devo dire che è stato davvero bello tornare ad imparare ad orecchio la musica tradizionale da un’arpista tradizionale.
Di seguito vi scrivo il perché ho intrapreso questa strada abbandonando l’idea iniziale di prendere la laurea magistrale. Vi avverto che sarà una lettura un po’ lunga.
Avevo molte aspettative all’inizio. La quantità delle materie che accompagnano la pratica erano davvero allettanti: c’era storia della musica irlandese, storia dell’arpa celtica, composizione e arrangiamento, improvvisazione… Insomma, un programma davvero fico.
Pensavo di aver sofferto abbastanza a Milano, con corsi che dovevano partire a novembre e i professori non si presentavano, con programmi d’esame totalmente incomprensibili, con professori che agli esami tirano colpi bassi (come ogni università italiana, no?). Credevo di aver fatto il pieno di bile e sconforto e, invece, l’unico Conservatorio italiano dove poter studiare ad alto livello l’arpa celtica, mi ha confermato che il sistema fa acqua da tutte le parti.
Prima ancora di iscrivermi, chiesi in segreteria il programma da eseguire all’esame di ammissione e di chiarirmi cosa significasse esattamente la dicitura “programma libero” di venti minuti (tra l’altro sono stati gentili, il che è raro). Ho specificato più volte che arrivavo dal fagotto, come studi, e che erano vent’anni che suonavo l’arpa celtica. Ho quindi chiesto se dovessi portare un programma di musica per arpa classica o per arpa celtica. La risposta fu: “beh, programma libero, perciò puoi scegliere tu.”
Ok, bella lì! penso. Farò l’esame di ammissione ad arpa celtica con l’arpa celtica.
Mi son preparata per un mese e mezzo i brani più validi e diversificati che secondo me riprendevano un po’ tutte le sfumature di questo strumento. Dal Concerto di Carolan, alle arie, fino ad una mia composizione. Volevo davvero dimostrare di essere in grado di affrontare il corso.
Avevo anche già allertato le scuole in cui insegno (che comunque ben conoscono il mio livello tecnico e il mio modo di lavorare). Avevo già fatto tutti i conti economici e mi stavo organizzando con la logistica degli spostamenti. In tutto ciò, da fine agosto, cercai spesso al telefono il M°Tizio (colui che tiene tutti i corsi), amico di vecchia data, per aiutarmi a capire se ciò che avevo in mente riguardo all’esame fosse corretto. Dato che so essere davvero molto impegnato, non gliene faccio una colpa se non mi rispose mai. Tuttavia, pagata l’iscrizione e la tassa per l’esame, confermato il giorno e chiesto il permesso alla mia scuola per assentarmi, ecco che sei giorni prima ricevo la fatidica telefonata.
“Cos’hai in mente di portare all’esame?”
“Questo, questo e quest’altro.”
“Ah… ok…. ma quindi niente di classico?”
“Come scusa?”
“Sì, ecco… il programma riguarda la musica classica su arpa classica.”
“Oh beh, logico dopotutto. Quindi cosa dovrei fare ora?”
“Eh, forse è meglio per te non presentarti all’esame, parlare con la referente, il M°Caia, e pensare all’anno prossimo.”
Bene, credo in quel momento di aver voluto dar fuoco a qualcosa.
Dopo molti respiri profondi, ho deciso di fare come diceva lui. Dopotutto, lo considero tutt’ora un ottimo maestro e una brava persona.
La settimana dopo scrivo, educatamente e con cortesia, al M°Tizia chiedendo cosa fare.
Non riporto tutto ovviamente, ma la sintesi fu:
Riassumendo, le competenze richieste, per entrare al biennio di arpa celtica sono piuttosto elevate e sono sull’arpa classica. (…)
Non conoscendo le sue competenze sull’arpa classica, la invito a scrivermi il repertorio svolto in questi anni sullo strumento classico in moda da capire il suo livello e consigliarla in merito.
Perciò le scrivo che avevo già iniziato a studiare qualcosa di classico, al che:
Gentile Rossana se lei non ha mai lavorato sull’arpa classica dubito fortemente che in 3 o 4 mesi sia in grado di preparare “adeguatamente” il 1° tempo di Handel, con tutto ciò che comporta a livello tecnico e interpretativo.
Allora: io capisco tutto, ma forse voi dei conservatori non andate oltre il vostro naso. Arrivo da una laurea in uno strumento a fiato, so cosa sia il fraseggio, il carattere, il tocco, gli attacchi (anche staccato, legato, portato, detaché che non esistono sull’arpa), l’interpretazione barocca perché il mio vecchio maestro è un barocchista, conosco il fiato, le dinamiche e tutto ciò che una laurea in Conservatorio insegna. In più, sono vent’anni che suono un’arpa, di cui almeno dieci a livello professionale (non due o tre). Ovvio, l’asticella del livello tecnico ed interpretativo si alza sempre di più, ma…
Caro Conservatorio, non puoi vantarti di aprire il corso a chi non ha un diploma in arpa classica, se poi lo esamini su un programma da diploma di arpa classica su un’arpa classica. E’ un’idiozia! Piuttosto, mi fai entrare con il debito, ma un debito di quinto corso.
Detto ciò, con la rabbia che montava, ho iniziato a guardare cosa fosse esattamente il programma d’esame indicatomi da questa professoressa. Esame di diploma a tutti gli effetti, quindi avrei dovuto accantonare un intero anno di carriera per passare ore e ore sull’arpa classica a studiare. Poi, dove la trovo un’arpa classica? Scopro che, per un anno di affitto (da privati perché Camac non le fornisce), avrei dovuto spendere circa 2000€. Quindi riparto con tutti i calcoli, oltre che economici, logistici e tempistici. Ce l’avrei fatta tranquillamente a portare quei maledetti quattro pezzi all’esame, ma poi ho messo sulla bilancia tutto.
2000€ di affitto senza introiti da eventuali matrimoni che non sarei riuscita a preparare, senza introiti dai pochi concerti annuali che ho e che avrei perso, contatti di organizzatori eventi persi, ore e ore spese su uno strumento che dopo tutto non uso e non mi interessa imparare… Tutto per poter accedere allo studio di uno strumento che conosco bene.
Ma seriamente?
Caro il mio Conservatorio, hai dimostrato come di fatto tu non sia aperto agli arpisti celtici, né accademicamente, né mentalmente. Sei ancora mooolto indietro. E con te, tutti gli altri conservatori (come Milano), che considerano i “sotto-strumenti” come “paccottiglia popolare” e che pensano che le colonne sonore di Williams siano un sottogenere inutile della musica classica. I miei complimenti.
Ah, in ultimo, il M°Tizio, che stimo e non smetterò di ripeterlo, non ha un diploma in arpa classica, bensì in organo e composizione organistica. E’ un profondo esperto in musica celtica ed uno storico, ma non un arpista classico. Mi riallaccio alle varie classi appena nate, come jazz, batteria e chitarra elettrica o altro. Praticamente nessuno dei maestri di questi corsi è laureato in uno strumento “precedente”. Un batterista jazz spesso non è laureato in percussioni intonate, un chitarrista elettrico probabilmente non ha mai toccato una chitarra classica. Non puoi chiedere un diploma in canto lirico ad un cantante moderno e viceversa.
Insomma, questo sfogo per dirvi che ho deciso (dopo alcuni vani tentativi di contattare il M°Tizio per delle lezioni private in inverno) di sorpassare il becero sistema universitario italiano e studiare alle fonti.
Certo, non avrò un pezzo di carta che attesti la mia “magistralità”, né potrò mai accedere ad eventuali concorsi statali, ma sapete che c’è?
Non me frega più niente.
Solo per concludere, vi cito una parte di quello che ci siamo dette io e Grainne via messaggi, quando voleva sapere perché le chiedessi lezioni:
Hi that’s very strange and frustrating about the conservatory! Your playing level was already advanced when I met you many years ago!
(Ciao, è davvero strano e frustante [quello che mi detto] riguardo al conservatorio! Il tuo livello era già avanzato quando ci siamo conosciute molti anni fa!)