Come scegliere la propria arpa celtica

Ciao a tutti, arpisti e non.
È giunto il momento di comprare la prima arpa dopo mesi di studio su di una in affitto; magari con le corde sfibrate, la meccanica ballerina e piena di graffi e botte sul legno.

Entrate nel rivenditore che avete scelto e vi trovate circondati da decine di arpe tutte diverse, ma che sembrano tutte uguali: più o meno corde, testa alta o testa bassa, budello o nylon, pesante o leggera. Troppa, troppa scelta!

Ecco perché accompagno i miei allievi a comprarne una (perchè io li accompagno, senza se e senza ma).

Se ancora non si conosce lo strumento si può incorrere in difetti di fabbrica davvero palesi o in una discriminazione immotivata di un ottima arpa per via del suono “plasticoso” che può avere appena uscita dalla fabbrica. Ve lo dico perchè ne ho provate una marea e inizio a capire le piccole differenze tra di esse.

N.B. Essendo specializzata in arpa celtica dò consigli solo su quelle, ma immagino che molti possano valere anche per le arpe classiche.

Prima ancora di decidere il modello ci si deve dare un budget. Non si parla di 100€ o 200€, ma anche di 5000€ o 7000€, quindi, a seconda di quanto si è disposti a spendere, ecco che il cerchio si restringe drasticamente. Negli anni il prezzo delle arpe non è cambiato molto, ma sono usciti modelli sempre migliori che di conseguenza hanno un range di prezzo più alto.
C’è da pensare anche alla salute della propria schiena perché a seconda di quanto spesso abbiamo in mente di spostare la nostra arpa, la nostra schiena potrà ritrovarsi in posizioni diverse.
Purtroppo le fabbriche stanno tornando all’utilizzo del legno massello a discapito del più leggero ed omogeneo multistrato, che fa pesare gli strumenti anche tre o quattro kg in più rispetto ai precedenti modelli.
Ci si troverà quindi di fronte a una sola decina di strumenti (magari di due o tre modelli) e con una differenza di qualche centinaia di euro. Bene, e ora come si sceglie? Ecco che subentro io (ma potete farlo anche voi cercando di raggiungere un buon livello di pignoleria):

  1. Inizio con l’accordarle (purtroppo i negozianti di solito non lo fanno, sarà per mantenere lo strumento nuovo, mah…), poi le provo una ad una saggiando la meccanica e il suono di ogni singola corda. Iniziando dalla più acuta tiro le singole corde con molta forza per sentire se il suono si distorce, alzo e abbasso ogni levetta per capire se sono registrate correttamente; intanto ascolto se ci sono ronzii o note che suonano molto più forte o note sorde, ascolto più volte il passaggio sulle corde in metallo che dev’essere il più omogeneo possibile. Vi dico solo che posso passare anche cinque minuti su ogni arpa, fate il conto se le arpe sono dieci.
  2. Poi provo la singola arpa nel suo complesso, arpeggiando più volte sulle note basse, medie e alte per capire quanto è complesso il suono; se è ricco di armonici o secco come la carta e infine lascio vibrare le corde per sentire se la coda del suono è lunga quanto basta (se il suono dura a lungo, vuol dire che il legno vibra molto e spesso questo è un buon segno).
  3. A questo punto tendo a scartare le arpe che non suonano, ossia quelle molto povere di armoniche e che hanno un suono… sottile. Non saprei come altro definirlo. Immaginate la carta velina che vibra. Ecco.
  4. Scarto anche quelle con difetti evidenti del suono, come anticipato prima, le note che si distinguono in potenza o sordità sono un grave difetto. Sulla sordità si può lavorare, poichè è dovuta ad una poca elasticità della tavola armonica in quel punto, mentre sul troppo volume ahimè, no. Un legno troppo elastico non può che diventarlo ancora di più.

Verificato che le arpe rimaste, che saranno tre o quattro, non abbiano crepe o scollature strutturali e che eventuali ronzii di meccanica siano risolvibili con una nuova registrazione, arriva il momento tanto atteso da chi acquista. La scelta.

Agisco in due step:

  1. Prima faccio sedere la persona che deve fare l’acquisto davanti alle arpe e suono la stessa cosa su un’arpa dopo l’altra, spiegando la differenza di suono tra uno strumento e l’altro. Ci sarà un’arpa con un suono molto caldo, quasi di stampo classico, dovuto magari al fatto che monta corde in budello o in fibra di carbonio. Ce ne sarà un’altra con un suono molto chiaro e cristallino dovuto, spesso, alle corde in nylon (le Melusine della Camac ne sono un esempio lampante). Un’altra ancora con un suono un po’ ottuso e fermo, dovuto molte volte al fatto che il legno è un po’ rigido. Ed infine ce ne sarà una con molto potenziale, un suono forte e ricco, ma… “plasticoso“, ossia un suono un po’ povero di armonici, ma che corre molto e che quindi può svilupparli.
  2. Dopo di che, faccio spostare la persona dietro alle arpe e gliele faccio provare fino alla nausea. Non farà grandi cose se è all’inizio, ma lo strumento sarà il suo e deve sentirlo suo. Inoltre, il vantaggio di avere un’arpista che “molesta” le arpe al posto vostro, concede l’opportunità di sentire tutto il potenziale dello strumento da spettatore e quindi porta a non basarsi solo su quello che si è in grado di fare al momento.

Un’altra differenza fondamentale di cui tener conto è la pesantezza delle corde. Ci sono arpe molto morbide, altre molto dure e altre che stanno nel mezzo. Qui personalmente non consiglio mai arpe troppo morbide perchè, siccome l’arpista dovrà tirarle, rischierebbe:

  • di ottenere un suono sguaiato e basta;
  • di abituarsi a tirarle pianissimo con conseguente mancanza di dinamiche nelle esecuzioni future.

Neanche troppo dure vanno bene, perchè all’inizio ci si stanca in fretta e la fatica non dev’essere un ostacolo alla voglia di imparare. Un crampo alla mano non fa mai bene, figuriamoci se viene dopo mezz’ora di studio.

Altro fattore da tenere a mente (soprattutto per gli uomini) è l’altezza dello strumento. Purtroppo voi uomini siete tendenzialmente più alti delle donne e più un’arpa è alta, più costa. Come spesso ricordo a lezione, riguardo alla postura, è l’arpa a doversi adattare a noi, mai noi all’arpa. Questo dovrebbe valere anche per la dimensione dello strumento, ma purtroppo spesso si deve scendere a compomessi con il budget che si è stabilito.
Spesso mi è capitato di avere allievi che, alla fine di tutto questo percorso, mi han guardato con aria spaesata dicendomi di essere indecisi tra due modelli. Magari tra uno che costa quei 400€ in meno e uno che però gli piace di più. Allora sai che si fa? Ci si pulisce le orecchie!

Si esce dal negozio cinque minuti, si chiacchiera del più e del meno e una volta rientrati deve rimanere un unico fattore di giudizio: il cuore. Se quell’arpa ti ha fatto innamorare è la tua, anche se costa di più. Se poi costa di meno, tanto meglio, non è detto che il valore di un’arpa sia dettato solo dal suo prezzo (anzi!).

Non siamo quasi mai noi a scegliere l’arpa, ma è l’arpa che sceglie noi. Tant’è vero che quando è toccato a me, a 13 anni, sono entrata nel negozio e ho indicato un’arpa dicendo: “Voglio quella!”. Mi son seduta e l’ho provata, è stato amore immediato. Inutile dire che ho comunque provato tutti gli strumenti presenti, ma che son tornata a casa con quella. La mia Jumbo rossa, con due corde in metallo sorde! Difetto su cui ho dovuto lavorare per un anno per riuscire a farlo sparire.
Molti arpisti che per vari motivi si trovano a suonarla la giudicano un’arpa grandiosa (nonostante fosse catalogata come da studio/concerto, quindi un livello medio) e si stupiscono quando dico che è nata nel 2000. L’unico contro a questa storia è che sono entrata in negozio con un budget di 4’500’000 lire (quindi più o meno 2250€ di oggi) e i miei genitori hanno sborsato giusto un milioncino in più (l’o pagata in totale l’equivalente di 2500€).
Se avessi smesso di studiarla per qualche motivo me l’avrebbero fatta ingoiare.

Spero che questi consigli vi tornino utili e di avervi strappato un sorriso di tanto in tanto.
Scrivete pure commenti o domande e sarò più che felice di confrontarmi con voi.
A presto!

P.S. Per l’acquisto di un’arpa di liuteria magari faccio un piccolo capitolo a parte, sennò qui ci si perde…

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